lunedì 3 febbraio 2014

Mandare curriculum...

Che cosa terribile mandare curriculum in tre lingue... A volte mi sento disgustato delle parole. Come se una sensazione alla bocca dello stomaco mi impedisse di andare avanti, cercare sinonimi, "vendermi" se non a prezzo di un'abbondante rigurgito che, tra l'altro, creerebbe non pochi danni al mio ormai antico portatile.

Una massa di acido e fiocchi d'avena che di prima mattina ti investe a pieno. 

Se fossi io l'Intel Core Inside i5 del mio computer farei le valige e me ne andrei nel bel mezzo della notte lasciando un bigliettino conciso: "Fottiti". 

 Mi rendo conto che "di prima mattina" scritto a mezzogiorno può sembrare strano, però la verità è che in Spagna tutti si svegliano più tardi e per una volta tanto ho abbandonato la mia abitudine di manentere la sveglia italiana e ho approfittato pure io... 


Anyway, un curriculum è come il rossetto. Se lo fai troppo rosa sei una suora, troppo rosso una puttana... e trovare differenti sfumature in un negozio dove usano nomi strani e dove certe parole che per te sono familiari da una vita per ricordare momenti di rossore in situazioni imbarazzanti, qui significano rimanere incinti, ti fa sentire in bilico tra un precipizio e un letto da fachiro. 


Che fare, vado sul "#FFB6C1" o oso con qualche zero in più per un "#FF0000" in cui magari gli insulto la sorella? Però è quello che devi fare, e se devi sentirti "incinto" per un concetto scritto male che risveglia insulti nell'interlocutore, inghiotti la saliva e premi "invia" incrociando quante più dita puoi. E con la neve che cade oggi, speri che quei muscoli utilizzati per incrociare le dita non si irrigidiscano per il freddo, se no a parte l'insulto, tri ttritrovi as crisvere cosd'ì...


Prossima clinica, prossimo cv... dita sciolte, rosso puttana... che tanto al giorno d'oggi o così, o nel "pomì" ti ci fanno ritrovare loro... 

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