domenica 16 febbraio 2014
Andare al bel stivale ritornando al paese degli gnomi - Ossia annuncio importante per gli amici italiani!
Probabilità. Questo è il significato del nuovo universo. Il determinismo delle palline piccole che giravano attorno alle palline grandi, rimpiazzato a calcioni da nubi e vortici, carichi carichi di (se fossero un bastimento?) quello che ci vuoi vedere.
Perché alla fine è questo quello che importa. Se a te la coca cola non piace, la publicità può farti pensare che sia il paradiso, ma per te fa schifo.
Se tutti credono in dio e tu negli gnomi, non è che puoi cambiare idea e in alcuni paesi del nord fermerebbero le autostrade per proteggere il tuo credo.
Insomma tutto questo per dire che torno in Italia!
Si certo, ri-torno, torno, vado. L'Italia che c'era ora non c'è. Una gigantesca nube di probabilità colorate a forma di stivale cha cambia ogni millesimo di secondo che significa che l'Italia da dove sono partito ormai non esiste più da un pezzo.
Dio mio... se lo penso a quanti infiniti bei paesi sono nati e morti in un mio battito di ciglia sento vertigini, al lato di un'incredibilmente appetitosa allucinazione di onnipotenza.
Mordicchiando la psicosi dopo il caffé sperando di non diventarne dipendente, ripeto l'annuncio ripulendolo dei mille colori... ebbene sì torno in Italia. O forse no... forse sarebbe meglio dire che sì:
Vado in Italia per restare un po'.
Tra aprile e maggio sarò di nuovo in giro per Milano. Pioverà o farà sole?
Io in un certo senso spero nel sole che mi piace di più, ma la pioggia e magari qualche tuono renderebbe il rientro un po' più drammatico e poetico. Entrare in casa con gli stivali bagnati e una grande valigia, l'affanno del viaggio che si spegne in un abbraccio e in un bacio, luci che si accendono (o si spengono?), riscaldamento che soffia sommesso, il rumore del diluvio e il bianco di nuove pareti.
Spero di rivedervi tutti nella mia nuova nube. Vecchi e nuovi amici in un ballo infinito, attenzione a non inciampare nei tuoni e a non rovinare la mia collezione di fulmini...
Aspetta... forse ho appena finito il caffé........
giovedì 6 febbraio 2014
La nebbia agli irti colli
Non pioviggina sale oggi, nella milano mattiniera al fianco di un vecchio che piscia per strada vicino alla stazione.
La pubblicità delle nuove professioni vincenti expo 2015 nella metro, niente dottori e astronauti senza storia dell'arte nelle scuole, appiattisce i miei sensi come l'opprimente mantello di umidità leggera che aleggia in città.
Il cuore dell'inverno batte insistente sulle mie dita, ammutolendo il loro mormorio compulsivo sul swype del mio cellulare.
Trovo un riparo in un caffè al lato del centro per bambini con psicosi dove devo trovarmi tra poco per la conferenza.
Psicosi... Una parola amplia e onnicomprensiva, usurata e allargata come il tunnel carpano di un whatsapp-dipendente il giorno della finale del grande fratello.
Disconnessione dalla realtà.
Ma non siamo tutti un po' disconnessi quando ancora ci incapricciamo con antiche distinzioni politiche, o pensando alla crisi come un problema economico quando il suo vero volto è più che differente?
Il mio cappuccino sa di milano... Contraddizioni e chiaro-scuri di una italia ammalata, ma con tutte le carte per sparare adrenalina e uscire dal letto.
martedì 4 febbraio 2014
Father, why have you forsaken me?
Che l'angelo meriti di morire o no non lo so, però questa canzone è pura energia...
lunedì 3 febbraio 2014
Mandare curriculum...
Una massa di acido e fiocchi d'avena che di prima mattina ti investe a pieno.
Se fossi io l'Intel Core Inside i5 del mio computer farei le valige e me ne andrei nel bel mezzo della notte lasciando un bigliettino conciso: "Fottiti".
Mi rendo conto che "di prima mattina" scritto a mezzogiorno può sembrare strano, però la verità è che in Spagna tutti si svegliano più tardi e per una volta tanto ho abbandonato la mia abitudine di manentere la sveglia italiana e ho approfittato pure io...
Anyway, un curriculum è come il rossetto. Se lo fai troppo rosa sei una suora, troppo rosso una puttana... e trovare differenti sfumature in un negozio dove usano nomi strani e dove certe parole che per te sono familiari da una vita per ricordare momenti di rossore in situazioni imbarazzanti, qui significano rimanere incinti, ti fa sentire in bilico tra un precipizio e un letto da fachiro.
Che fare, vado sul "#FFB6C1" o oso con qualche zero in più per un "#FF0000" in cui magari gli insulto la sorella? Però è quello che devi fare, e se devi sentirti "incinto" per un concetto scritto male che risveglia insulti nell'interlocutore, inghiotti la saliva e premi "invia" incrociando quante più dita puoi. E con la neve che cade oggi, speri che quei muscoli utilizzati per incrociare le dita non si irrigidiscano per il freddo, se no a parte l'insulto, tri ttritrovi as crisvere cosd'ì...
Prossima clinica, prossimo cv... dita sciolte, rosso puttana... che tanto al giorno d'oggi o così, o nel "pomì" ti ci fanno ritrovare loro...